Pillole di Frank

Il voto che può cambiare gli USA. Cosa pensano Trump e Biden?

Trump vs Biden

Manca sempre meno a domani, 3 novembre 2020. Siamo oramai ad un passo dalle 59° elezioni presidenziali USA, e negli Stati Uniti d’America 330 milioni di cittadini scaldano i motori per recarsi alle urne.

Lo scontro

Il folkloristico, dinamico ed alle volte bizzarro presidente uscente è il repubblicano Donald Trump.

Il presidente affiancato dall’ex governatore dell’Indiana ed attuale vicepresidente Mike Pence, sta portando tenacemente avanti una ferrea battaglia.

Il nemico da battare e il suo principale sfidante è  Joe Biden, già senatore del Delaware e vicepresidente degli Stati Uniti durante l’insidiosa amministrazione Obama.

Lo stesso è affiancato dall’ex procuratrice della California Kamala Harris, appartenente alla sinistra più radicale.

La terra degli Yankee non se la passa molto bene poichè la pandemia ha messo a dura prova il Tycoon.

La sua cattiva ed alternativa gestione, causata anche da un maldestro tentativo di minimizzare la situazione, avranno un peso fondamentale per la scelta degli americani.

L’incertezza sull’esito

Nonostante ciò, nulla è ancora certo. La crisi pandemica sarà fra i cavalli di battaglia per il vecchio vice di Obama.

Con il suo ecologismo, un apparente pacifismo ed una campagna rivolta al cambiamento sembra essere il favorito assoluto.

Anche se il ruolo nevralgico, come sempre, lo avranno gli stati chiave fra cui la Florida (un vero e proprio swing state). I sondaggi di RealCrealPolitics infatti danno il candidato democratico in vantaggio su “The Big Donald”,

Il margine del 8.6 % a livello nazionale potrebbe non essere sufficiente a scalfire il presidente uscente. Questo in riferimento al particolare sistema del Grandi elettori, descritto fin dal principio dal filosofo Alexis de Tocqueville.

Dinamiche passate e future

Nel 2016, la candidata democratica Hillary Clinton prese il 2% in più del repubblicano Donald Trump. Nonostante ciò la presidenza andò al magnate di Newyorkese.

Ad assegnare la presidenza infatti, saranno i voti dei singoli stati, ciascuno dei quali elegge un certo numero di delegati al collegio nazionale sulla base della sua popolazione.

Per esempio la democratica California ne elegge 55, il Wyoming, tradizionalmente repubblicano solamente 3.

In sostanza, i delegati sono 538, il candidato che ne raggiunge 270 diventa presidente. In aggiunta, bisogna considerare il voto per posta che potrebbe confermare o ribaltare il risultato. Per cui nulla è ancora deciso.

Il pensiero di Trump e i risultati della sua amministrazione

Donald Trump è un impavido oppositore della Cina e della globalizzazione sfrenata che causa disoccupazione come la Pennsylvania (fondamentale per la sua elezione a presidente nel 2016).

Altra convinzione di Trump è la condanna verso la furia iconoclasta e le brutalità commesse dai movimenti anarchici ed Anfifa (dichiarati terroristi).

Trump inoltre si dichiara acerrimo rivale del movimento “Black Lives Matter”, che, sin dalla morte dell’afroamericano George Floyd, il 25 maggio scorso, ha reso i cittadini statunitensi platea inerme di rivolte e saccheggi.

Un infuocato e veemente teatro di aggressioni, proteste (anche legittime) cavalcato abilmente da Joe Biden. Il tema è stato cavalcato dalla politica ed ha contribuito ad ulteriori tensioni sociali, in un America già satura di tensioni e contraddizioni profonde. Una miscela esplosiva.

Fra i successi dell’attuale amministrazione vi è una politica liberale che comprende un taglio delle imposte sulle imprese dal 35 al 21%. Nello stesso periodo, i salari sono aumentati del 3% per 10 mesi consecutivi ed infine, c’è stato un alleggerimento dell’onere fiscale su 500 aziende. Proprio grazie a questo superbonus, le aziende hanno potuto aumentare i salari per circa 4.8 milioni di lavoratori.

Ciononostante l’amministrazione Trump, ha portato indietro l’orologio agli anni dello splendido isolamento degli anni ’20, raggiungendo persino il risultato di un avvicinamento fra Israele e Stati Arabi, nonché una normalizzazione dei rapporti con Russia e Corea del Nord.

Il pensiero di Biden

Sull’altro fronte, tra le carte messe in campo dalla coppia Biden-Harris vi sono interessanti proposte per un piano di sanità pubblica che integri ed estenda l’Obama-care. Nello stesso programma vi è una maggior tutela offerta ai dreamer (gli immigrati del sud America e i cittadini che desiderano un futuro migliore nella terra delle opportunità) e al mondo LGBTQ+. Infine Biden ha dimostrato un discreto interesse verso un Green New Deal (senza rinunciare però ad alcune attività di estrazione di combustibili di origine fossile).

Conclusioni

Un voto dall’esito tutt’altro che certo, una svolta definitiva all’occidente intero. Da un lato il nazional-conservatorismo più puro e libertario possibile, dall’altro il candidato più socialista ed internazionalista della storia d’ America. Tutto questo al cospetto di un elettorato fortemente polarizzato, e una crisi sanitaria ed economica in piena campagna elettorale. Ne vedremo delle belle.

 

Finanza Informale

a cura di A. Avondet

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